Il Presidente Mattarella e la sua preziosa voce nel deserto

L’ abbiamo visto e ascoltato, il Presidente Mattarella, nel suo atteso discorso di fine anno che in questo particolare periodo critico di vita politica e sociale, ci ha coinvolti tutti a una riflessione profonda, capace di toccare le corde della coscienza. Un discorso chiaro, semplice, comprensibile da tutti, vecchi, giovani, acculturati e non, perché lo scopo era quello di entrare nelle nostre case, sedersi accanto a noi e dialogare come fa un padre, un nonno, un signore non più giovane, un galantuomo elegante e raffinato nel suo dire, capace di descrivere i suoi sentimenti umani e politici, senza tuttavia impartire lezioni provenienti dall’alto della sua carica istituzionale. Sì, perché il Presidente Mattarella ha toccato temi scottanti come la guerra nel mondo, la violenza contro le donne, il lavoro che manca, il dramma dei migranti e ricordato ai giovani che il significato dell’amore vero non è possesso, ma senso di altruismo, rispetto, dono gratuito da intendere come prezioso. “Contro la guerra, fare spazio alla cultura della pace, perché non basta volerla, desiderarla, ma è necessario che si compenetri nell’animo di chi ha voluto questo lungo conflitto”. E poi, ancora “Il lavoro è un’emergenza da affrontare quotidianamente”. Parole che scuotono coscienze sopite, soprattutto dirette al nostro governo che ha bisogno di rispettarsi tra forze di maggioranza e opposizione per il bene comune. Già, il Governo e la politica. Oggi tutti d’accordo nell’apprezzare il discorso augurale del Presidente Mattarella, ma domani si ricomincia a dare il senso e la forza dell’idea individualista, piuttosto che entrare nella logica di un Paese che attende gli sviluppi di un reale progressismo culturale e politico. Per questo diciamo che figure come quelle del Presidente Mattarella, rappresentano l’icona di una classe politica che non ha purtroppo continuità sul nascere di generazioni non all’altezza dei grandi statisti del passato. Salvino Cavallaro

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